Brucia nella notte l’auto di Muto jr
di Rossella Canadè
CURTATONE Una fiammella nella notte, poi il fuoco, una lingua dopo l’altra, ha divorato la lamiera dell’auto. Un incendio ha distrutto, l’altra sera poco dopo mezzanotte, la macchina di Gaetano Muto, figlio di Antonio, il noto imprenditore edile. L’Audi A5, nuova, era parcheggiata in strada a Buscoldo, vicino all’abitazione della famiglia. Quando i vigili del fuoco sono arrivati, intorno alle due, le fiamme avevano già procurato danni irreparabili. «Si è trattato di un corto circuito, senz’altro», afferma Antonio Muto, che non mostra dubbi sulla casualità dell’episodio e racconta. «Ad accorgersi dell’incendio – ricostruisce – è stato un ragazzo vicino di casa, Flaviano. Ha visto una fiammella vicino alla mascherina anteriore dell’auto e ha chiamato i vigili del fuoco. Sono arrivati verso le due. Io l’auto non l’ho vista dopo, ma credo che sia distrutta». Muto esclude categoricamente che ci sia la mano di un piromane dietro il gesto: «Nessuno l’ha bruciata, è stato un problema della macchina. Poi credo che se uno volesse dar fuoco ad un’auto non lo farebbe a mezzanotte, quando la gente è ancora sveglia, ma aspetterebbe la notte, per la sicurezza di non essere visto». L’episodio è già sul tavolo dei carabinieri che svolgeranno accertamenti approfonditi. A muoverli, aldilà della relazione dei vigili del fuoco, che non avrebbero trovato taniche, né tracce di combustibili, né altri segnali attribuibili ad un piromane, ci sono due scrupoli. Il primo è il fatto che l’auto fosse nuova, quindi non così soggetta a guasti improvvisi. Il secondo è il contesto: questo non è certo il primo episodio di auto di proprietà di imprenditori edili che prendono fuoco, in particolare a Curtatone. Escludere un collegamento con gli altri fatti diventa, per gli inquirenti, doveroso. In giugno due incendi quasi contemporanei avevano distrutto due furgoni di altrettanti artigiani edili di origini calabresi , residenti a Curtatone, titolare dell’impresa il primo, suo dipendente l’altro, entrambi incensurati. Difficile, in quel caso, pensare all’accidentalità dei fatti, sui quali sono ancora in corso indagini. La polizia sta cercando collegamenti con episodi simili, in particolare quello di un mese prima a Levata, quando qualcuno con una tanica di benzina aveva dato fuoco ad una Mercedes classe A e a una Smart di un commerciante di carne del posto. Un anno prima ancora a Levata, era finita in cenere una macchina per l’asfaltatura. Dai dati dei vigili del fuoco, esaminati in una recente inchiesta della Gazzetta emerge che gli incendi dolosi delle auto in un anno in provincia di Mantova sono quadruplicati.