Pagina 11 – Cronaca
Rogo alla Villagrossi, l’incubo della mafia ora è più vicino
I tentacoli della piovra avvolti su Mantova? L’attentato incendiario messo a segno la notte del primo ottobre all’impresa di calcestruzzi Villagrossi di Rivalta, tra gli episodi culmine di quest’anno per quanto riguarda la cronaca nera, sembra suggerirlo. Saranno le indagini in mano ai carabinieri del nucleo investigativo di via Chiassi a confermarlo o smentirlo. Quello che è certo è che già all’indomani dell’incendio il prefetto Mario Rosario Ruffo ha voluto essere informato, ha indetto una riunione straordinaria con le forze dell’ordine a Palazzo Di Bagno e allertato l’Antimafia. A distanza di oltre tre mesi, la certezza che la firma dell’attentato sia quella della criminalità organizzata ancora non ci sarebbe. Ma le modalità con cui è stato messo a segno il rogo assomiglia anche troppo a un attentato di stampo malavitoso. Ad esempio il fatto che i due autori dell’incendio non si siano nemmeno curati delle otto telecamere di sicurezza. Che siano arrivati dal fronte della campagna non a notte fonda ma alle otto di sera, con due taniche di benzina. E, ancora, che abbiano raggiunto il retro del capannone dov’erano parcheggiati quindici automezzi. Il resto è stata questione di una manciata di minuti. Il tempo di versare il liquido infiammabile nelle cabine di sette betoniere. E di appiccare il fuoco. A notare la colonna di fumo che si leva dal capannone era stato Aldo Villagrossi, uno dei titolari. Il suo allarme aveva salvato parecchi automezzi dalla distruzione. E quindi l’azienda. Ma i danni, quando dopo dieci ore i vigili del fuoco avevano cessato di gettare acqua sulle fiamme, erano stati comunque altissimi, oltre i due milioni di euro. La Villagrossi ha comunque continuato a lavorare nel cantiere di piazzale Mondadori.