Caccia all’amianto: l’Asl si concentra sulla condotta irrigua
Levata, il tubo sottopassa l’area della lottizzazione Edera Potrebbe essere responsabile del giallo dell’inquinamento
Inchiesta: Il terreno resta sotto sequestro
Resta ancora sotto sequestro l’area Edera finché non si capirà quale sia la fonte d’inquinamento da amianto riscontrata dall’Arpa in due punti specifici. Se si tratta della vecchia tubatura irrigua interrata che è stata intercettata nel corso dello scavo per l’interro dei materiali, si dovrà decidere cosa farne prima di procedere ad un eventuale dissequestro. L’area di costruzione della lottizzazione privata è di proprietà della Immobiliare Edera di Lagocastello Immobiliare, cui fanno capo gli imprenditori locali Antonio Muto e Alessandro Borsato. Nell’area, come noto, oltre a palazzine e villette, sorgerà la nuova scuola primaria di Levata, la cui apertura era prevista per la fine dell’anno di Francesco Romani wCURTATONE (Levata) Si sta concentrando sulla tubazione idrica che sottopassa la lottizzazione Edera l’interesse degli inquirenti relativo all’area ancora sotto sequestro dopo il ritrovamento di amianto nel terreno nel novembre scorso. Successive analisi condotte dall’Arpa avevano consentito di escludere che la sostanza inquinante provenisse dai cumuli di materiale edile triturato lavorato dalla ditta Capiluppi e trasportato nella lottizzazione per costituire un sottofondo stradale del nuovo quartiere. Per questo la Procura di Mantova aveva disposto il dissequestro della ditta di Buscoldo, mentre è stato mantenuto il vincolo a Levata. In due punti determinati, infatti, sono state riscontrate tracce di fibrocemento contenenti la sostanza minerale utilizzata in passato come additivante del cemento e cancerogena se inalata. Ma da dove proviene questo amianto? Attraverso acquisizione di atti, si è scoperto che il procedente proprietario, un agricoltore, aveva venduto il terreno al lottizzante. Il quale aveva chiesto al Consorzio di Bonifica Sud Ovest di esonerare dal pagamento, avendo destinato l’area non più alla coltivazione e di scollegare la tubazione dalla rete. «Si trattava di una condotta forzata – spiega il direttore tecnico del Consorzio, ingegner Massimo Galli – perché in quell’area si faceva irrigazione a pressione con le colonnine di presa fuori terra. La tubazione risale agli anni ’60-’70, è di fibrocemento ed è ancora di nostra proprietà». Lo stesso Consorzio detiene ancora di diritti di servitù nel sottosuolo e teoricamente potrebbe riattivare la propria linea. Ma cosa succederebbe se la tubazione fosse stata intercettata da una ruspa durante i lavori di scavo e sterro per la creazione delle strade interne della lottizzazione? «L’attuale proprietario del terreno dovrebbe, sempre in linea teorica – spiega Galli – pagarci i danni. E in ogni caso serviva una nostra autorizzazione per la eventuale rimozione». Se non è stato portato dai camion della Capiluppi, e non fosse derivante dall’incauta rottura della tubazione del sottosuolo intercettate dal lavoro di qualche ruspa, l’amianto trovato potrebbe essere stato gettato dall’esterno e magari finito nei cumuli in fase di stesura . Su questo l’indagine della magistratura è ancora aperta e non ha chiarito. Come si ricorda, anche il Comitato di Levata aveva autonomamente proceduto a far analizzare l’aria e il pulviscolo intrappolato nei filtri dei condizionatori. Anche in questo caso non è stata trovata presenza di amianto.