La firma del rogo è mafiosa
di Giancarlo Oliani
Il devastante attentato incendiario alla Villagrossi di Rivalta sul Mincio porta una firma inconfondibile: quella della criminalità organizzata. Della peggior specie. Mafia. La piovra ha allungato da tempo i suoi tentacoli nel Mantovano, ma questa volta è venuta platealmente allo scoperto. Un segnale molto forte anche per quelle istituzioni che fino a oggi si sono ostinate a considerare il fenomeno malavitoso come “marginale” per la nostra provincia. Non è così. Le ipotesi degli investigatori vanno esattamente nella direzione opposta, anche perché, negli ultimi tempi, c’è stata una vera e propria impennata di intimidazioni di tipo mafioso, a cominciare dal rogo mirato di auto. L’assalto alla Villagrossi è stato progettato con l’obiettivo di mettere in ginocchio l’azienda. Se uno dei titolari non si fosse accorto in tempo delle fiamme levatesi da uno dei capannoni, della ditta di Rivalta non sarebbero rimaste altro che ceneri. Perché è accaduto? Perché proprio Villagrossi? E qual è l’obiettivo degli attentatori? C’è qualcosa che accomuna il rogo doloso della Villagrossi a quelli messi a segno di recente? Sappiamo soltanto che un paio di settimane fa è stata incendiata l’auto del figlio dell’imprenditore edile Antonio Muto, committente dei lavori per il recupero di piazzale Mondadori. E che allo stesso cantiere lavora la Villagrossi, incaricata della fornitura di calcestruzzo. Se c’è una relazione, sarà compito degli investigatori scoprirlo. Ma torniamo al rogo di Rivalta cercando di ricostruire l’inquietante vicenda dall’inizio. Una delle otto telecamere poste all’interno della ditta ha sancito il momento esatto dell’attentato: le 20.16. A quell’ora due sagome vengono riprese sul retro del capannone dove sono parcheggiati una quindicina di automezzi. Avanzano velocemente ma con una perfetta conoscenza dei luoghi. In mano hanno delle taniche di benzina. In pochi minuti versano il liquido infiammabile nelle cabine di sette betoniere. E appiccano il fuoco. Un densa coltre di fumo comincia a salire dal capannone e per fortuna viene notata da Aldo Villagrossi, uno dei titolari. Se ne accorge per caso e dà l’allarme. Nonostante i suoi ottant’anni, sprezzante del pericolo, riesce a salvare dall’incendio diversi automezzi, con l’aiuto di alcuni dipendenti accorsi sul posto dopo aver sentito lo scoppio dei pneumatici. Soltanto dopo dieci ore di duro lavoro i vigili del fuoco riusciranno a domare le fiamme. Le conseguenze sono disastrose. I danni devastanti: forse superano i due milioni di euro. I carabinieri del reparto investigativo di Mantova, coordinati dal luogotenente Claudio Zanon, sono già al lavoro. E’ stato accertato che gli attentatori sono entrati nell’azienda percorrendo una strada di campagna, ed è molto probabile che abbiano lasciato le loro impronte su una sbarra che chiudeva quella strada. Due di loro, come già accennato, sono stati ripresi dalle telecamere. Forse sono gli stessi che i proprietari hanno notato aggirarsi una settimana prima sulla provinciale, in prossimità dell’azienda. SUL NOSTRO SITO FOTO E VIDEO DELL’ATTENTATO