L’accusa della vittima: «Muto legato a tre giunte»
Curtatone. La denuncia dell’imprenditore e consigliere che subì estorsioni: «Favori ai vecchi sindaci e poi 10mila euro e la sede offerti a Badolato» di Rossella Canadé
MANTOVA. «Non si muove foglia che Muto non voglia». E Curtatone è la fucina da cui parte l’attività del costruttore. E se Muto vola alto, nel comune dove ha scelto di vivere dal 4 maggio 1990 non snobba relazioni, affari e interessi. L’inizio da muratore, come la maggior parte dei suoi conterranei, provenienti soprattutto da Cutro, come lui, e dal piccolo centro di Mesoraca, e l’ascesa attraverso la costituzione di una serie di società, dalla Ecologia e sviluppo, all’Immobiliare Lagocastello, alla società agricola Sulmo, a Forum Mondadori. Un’emancipazione esibita con la sfarzosa villa di Buscoldo immersa nel parco.
Curtatone con la presenza tutt’altro che discreta di Muto fa i conti da anni. Uno squarcio lo offre la testimonianza di Matteo Franzoni, uno degli imprenditori locali autori di una denuncia nei confronti di Muto e di Antonio Rocca, considerato il referente della cosca per i cantieri mantovani, accusati oggi dagli investigatori di estorsioni per arraffare alcuni cantieri della zona.
L’ex muratore, spiega l’imprenditore che è anche consigliere comunale, è diventato un punto di riferimento per tutti i nuovi arrivati dalla Calabria. Elargisce commissioni ma anche consigli professionali. Per le sue attività nell’edilizia e in campo immobiliare, è «inevitabilmente entrato in stretti rapporti con le relative amministrazioni comunali». Relazioni «a tutti note» con esponenti del Comune.
Muto, racconta Franzoni, ha intessuto rapporti anche personali, benché formalmente di natura professionale, che «ritengo lo abbiano privilegiato nell’espressione dei suoi interessi, dato che tutte le attività edilizie non possono prescindere da autorizzazioni comunali». Tra i politici non ci sono indagati, ma i rapporti con molti di loro finiscono nell’informativa dei carabinieri all’Antimafia come segno della capacità di Muto di penetrare nelle amministrazioni pubbliche.
Durante il mandato del defunto sindaco Cesare Rubini, nei primi anni 2000, secondo l’imprenditore sentito dai carabinieri nel novembre 2011, Muto ristrutturò un immobile «dove lo stesso Rubini andò poi a abitare». Proprio durante il mandato di Rubini cominciarono le procedure per la lottizzazione Edera.
Il sindaco scompare nel dicembre 2004 e gli succede Ezio Gatti. «Anche durante questa amministrazione Muto ha continuato ad avere rapporti privilegiati con taluni amministratori, mi riferisco in particolare al fatto che assunse come ingegnere il figlio del sindaco». In quel periodo, racconta sempre Franzoni ai carabinieri, Muto costruisce anche l’abitazione di un tecnico comunale, al Boschetto, dove anche la figlia dell’allora assessore all’urbanistica Visioli compra casa. Nella stessa frazione concede in affitto un appartamento a un geometra del Comune, mentre a Montanara va a vivere in affitto in un appartamento di Muto l’allora presidente del Parco del Mincio, Alessandro Benatti, oggi assessore.
L’iter per Edera procede anche durante l’amministrazione Gatti, seppur tra i malumori della minoranza e degli abitanti di Levata. Nel 2010 viene eletto Antonio Badolato, il candidato su cui Muto ha puntato, visto che – spiega Franzoni – ha contribuito con 10mila euro alla sua campagna elettorale mettendogli anche a disposizione un locale a Levata come quartier generale della lista. Edera però non decollerà mai e il Comune attende ora una cifra milionaria dall’assicurazione.