Allarme rosso ‘ndrangheta I Villagrossi sotto protezione
RODIGO (Rivalta) Allarme rosso. Senza se e senza ma. Basta con le carezze alle carte, banditi i richiami agli anticorpi nordici in grado di scacciare le infiltrazioni mafiose come un’influenza. Stop alle autocombustioni, ai corti circuiti, al troppo caldo, al troppo freddo e alla caccia al piromane psicopatico. Gli investigatori non ci stanno più: ora è guerra «e la faremo con i carrarmati». In via Chiassi è un lunedì di fuoco: la parola mafia ora non è più solo un’eco che riverbera dall’altra sponda del Po, ma sta scritta nera su bianco nei verbali, nelle relazioni, nelle domande degli interrogatori che si susseguono in queste ore. Dietro l’incendio delle sette betoniere della Villagrossi, sabato sera a Rivalta, c’è la mano della ’ndrangheta. Un’ipotesi investigativa che ha spazzato via tutte le altre e fatto scattare tutti sull’allerta. Il primo passo concreto è la convocazione per giovedì mattina del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico in Prefettura. Sull’ordine del giorno sta scritto “iniziative di prevenzione”, ma nessuno prova a spostare il discorso che sarà incentrato su Rodigo. «Un episodio gravissimo, il primo nel nostro territorio. Un segnale inquietante. Troppo per Mantova». Si sbilancia il colonnello Gerardo Renzi, che contro la mafia ha lavorato per quasi 20 anni. Non dice di più, pesa le parole che aprono scenari imprevisti soltanto fino a sabato sera. Imprevisti «fino ad un certo punto», precisa un investigatore, che in queste ore sta mettendo in fila gli episodi di incendi degli ultimi mesi. Tante coincidenze, tanti punti in comune. Poco o niente di casuale. Le vittime: impresari edili. Lo strumento: il fuoco. Il contesto: collegamento a imprese calabresi. «Anche dopo gli episodi di Curtatone nessuno ci voleva credere. Ora non si può più mettere la testa sotto la sabbia, né parlare di anticorpi. Qui non si incendiano mica solo le macchinette. Hanno alzato il tiro». Ce li ha, gli anticorpi, la Villagrossi, che non si è fatta mettere in ginocchio dalla crisi del settore, ed è finita proprio per la sua solidità e professionalità, nell’affare di piazzale Mondadori che vale sessanta milioni di euro. Fornisce i calcestruzzi all’impresa di Antonio Muto, entrata a grandi falcate nella cordata che realizzerà parcheggio e albergo. Ossigeno per le ditta e i dipendenti. «Ma quell’ossigeno doveva finire in altre bocche. Stiamo cercando i loro volti. Anche se non abbiamo ancora elementi per identificare un’associazione criminale». Collegamenti: difficile non vedere il filo tra l’incendio dell’auto del figlio di Antonio Muto, il 21 settembre a Buscoldo, e il rogo delle betoniere. «Ci stiamo lavorando. Per ora sono ipotesi. Quello che è certo è che a Rodigo si tratta di un atto di chiaro stampo mafioso». Villagrossi a Rodigo e Muto a Buscoldo: due strade che si incrociano a piazzale Mondadori, Mantova. «Resta da capire cosa volevano fare esattamente: se mandare a gambe all’aria l’azienda o inviare un segnale. E non sono dettagli». Mentre i Villagrossi sono sotto stretta sorveglianza, l’episodio sta suscitando le reazioni di politici e associazioni. Marco Carra, deputato del Pd, chiede una reazione civile «che squarci quel muro di gomma che anche nella nostra realtà sta insinuandosi». Chiede che la Camera di Commercio di Mantova aderisca alla convenzione siglata da quelle di Reggio Emilia, Modena, Crotone e Caltanisetta per monitorare i fenomeni economici in collaborazione con la Finanza. «Ritengo opportuno prima che la situazione degeneri, informare la Commissione parlamentare antimafia presieduta da Beppe Pisanu e portare un’interrogazione al ministro degli Interni Maroni». Sulla Commissione antimafia interviene anche Massimiliano Fontana, che chiede un incontro a Mantova con i rappresentanti delle istituzioni, dell’economia e del volontariato sociale. Immediata la reazione di Libera, l’associazione contro le mafie che da anni punta il dito sulla presenza della criminalità organizzata nel Mantovano non solo nel traffico di stupefacenti, ma anche in diversi settori dell’economia legale. «Siamo colpiti ma non sorpresi. È il momento di studiare un’azione di contrasto mettendoci in rete con le associazioni di categoria, comprese le banche, attivando uno sportello di supporto per le aziende». L’episodio di Rodigo dimostra che la mafia ora non evita più di creare panico con gesti eclatanti. Non è più solo subdola, ma agisce alla luce del sole per ostacolare l’economia e danneggiare le nostre comunità». (r.c.)