Gazzetta di Mantova 7 febbraio 2012

Edera si riparte da zero-Gazzetta 07 02 2012

Edera, si riparte da zero Pulizia da tutti i rottami

Settemila tonnellate di materiali edili triturati saranno sostituite con sassi Parte dell’area resterà sotto sequestro per rimuovere le tubazioni in eternit

LEVATA»LA LOTTIZZAZIONE CON L’AMIANTO

di Francesco Romani

CURTATONE (Levata) La ditta Capiluppi rimuoverà tutti irottami di riempimento portati nella lottizzazione Edera. In cambio otterrà il dissequestro delle zone di propria competenza e riavrà il materiale a disposizione. Resteranno off limits invece le aree esterne alle strade di lottizzazione dove si andrà alla ricerca del reticolo di tubazioni irrigue in cemento amianto nel frattempo emerse. È questa l’ennesima svolta nelle vicenda partita lo scorso novembre con il rinvenimento di tracce di amianto nelle strade della lottizzazione in costruzione ed il conseguente sequestro del cantiere. Dopo le prime analisi eseguite dall’Asl, una seconda campagna compiuta dall’Arpa ha permesso di confinare l’inquinamento in due punti specifici della lottizzazione, corrispondenti alla presenza di una tubazione sotterranea irrigua in cemento amianto, risalente agli anni ’60 e ’70, escludendone invece la presenza nell’impianto di triturazione materiali edili della Capiluppi a Buscoldo. Da qui il dissequestro degli impianti, cui segue ora la decisione di procedere alla rimozione di tutto il materiale trasportato a Levata. Si tratta di circa 7mila tonnellate che la Capiluppi è disponibile a ritrasferire nei propri impianti a proprie spese sostituendolo con materiale di cava. Nelle due aree dove è stato campionato l’amianto, una sostanza fibrosa e cancerogena se inalata, si procederà ad uno smaltimento attraverso una ditta autorizzata. Il materiale finirà in una discarica per rifiuti contenenti amianto. Nella rimanente parte dell’area, si asporterà il materiale di riempimento, sostituendolo con quello “pulito”. Se nel corso delle operazioni si dovessero trovare attraversamenti delle tubazioni irrigue, si procederà ad un nuovo parziale sequestro per consentirne la rimozione in sicurezza. Resta invece sotto sequestro l’area di proprietà della Immobiliare Edera di Lagocastello Immobiliare, cui fanno capo gli imprenditori locali Antonio Muto e Alessandro Borsato e che, secondo le indiscrezioni, sarebbe percorsa da una rete sotterranea di tubazioni irrigue di proprietà del Consorzio di bonifica Sud Ovest. La rete in pressione portava acqua nell’area distribuendola attraverso condutture minori sino alle colonnine di presa fuori terra. Un reticolo non più utilizzato, ma che non mai stato rimosso dai nuovi proprietari dell’area, acquisita dal coltivatore agricolo. Sulla tubazione, costruita a spese del Consorzio, grava infatti il diritto di servitù e che comporta anche il divieto di costruzione per una fascia di 6 metri. Il Consorzio conferma che il nuovo proprietario, la società di Muto, ha chiesto e ottenuto anni fa di interrompere il flusso d’acqua, staccando le condutture dalla rete in pressione e di sgravarsi dall’obbligo nei confronti del Consorzio, pagando la relativa quota. Non sarebbe mai stata comunicata però l’eventuale intenzione di togliere la rete sotterranea che è rimasta al suo posto. Ora i lavori concordati con l’impresa, prevedono anche che queste tubazioni in cemento amianto siano rimosse dalla loro sede (si trovano interrate a circa un metro di profondità). Lavoro non facile poiché la ricerca delle tubazioni, senza il riferimento delle colonnine fuori terra, ormai rimosse, non sarà semplice. Solo dopo la rimozione dell’intera rete sotterranea, si procederà al dissequestro dell’intera area.

Capiluppi: mi accollo l’onere, purché possa ripartire il cantiere

«Mi accollo questo onere purché riparta il cantiere. Le analisi hanno dimostrato che lì amianto non ce n’è. Ma evidentemente non basta perché da mesi è tutto fermo. Ma io ho quaranta dipendenti e una volta che hanno finite le ferie, cosa faccio? Metto a casa le persone?». Sfogo sofferto quello di Alessandro Capiluppi, la cui azienda si è proposta di togliere le circa 7mila tonnellate di materiale già deposto nelle trincee stradali come sottofondo, ma dove alcune analisi avevano riscontrato presenza di amianto. «Per noi quello è un lavoro importante – conclude Capiluppi – e non possiamo permetterci ulteriori ritardi. Nel merito non entro. Voglio solo ricordare che la Comunità europea chiede all’Italia di utilizzare i materiali riciclati evitando di depauperare le cave di ghiaia. Ma noi che lo facciamo, e correttamente, ci vediamo ostacolati nel nostro lavoro».

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