Così muoiono i ponti della storia
Quello del Navazzone rischia di crollare, quello della Stanga viene demolito dai camiondi Francesco Abiuso
CURTATONE. Due ponti sperduti nelle campagne, abbandonati all’incuria inclemente del tempo. Eppure, due pezzi di storia: pronti a testimoniare con la loro presenza un passato importante, quello della provincia mantovana, ricco di vicende tra guerre e opere di ingegno. Il Ponte del Navazzone, per esempio: «Ponte-canale costruito prima in legno e poi in muratura attorno al 1500 – recita un cartello – permetteva alla Seriola Marchionale di superare l’Osone e muovere il Mulino di campagna poco più avanti».
Un’opera storica e un manufatto importante per lo sviluppo del Mantovano, emblema del “sistema degli Osoni” che per secoli e stato fondamentale. E poco distante, ecco un’altra pagina di memoria, anche questa ormai accartocciata: il Ponte della Stagna. «Assieme al Ponte Reverso – informa un altro cartello – costituì dal 1859 al 1868, dalla pace di Zurigo al termine della Seconda guerra di indipendenza, un posto di confine dell’Impero Austro Ungarico, prima con il Regno di Sardegna, poi con il Regno di Italia».
La presenza dei cartelli messi lì per iniziativa della Provincia testimonia una certa attenzione prestata dalle istituzioni in passato. Ma tutto deve essersi fermato e da tempo se entrambi i manufatti stanno letteralmente cadendo a pezzi. Il Ponte della Stanga non ha praticamente più i parapetti: quello di destra è stato abbattuto di recente da un camion che passando lungo la Provinciale ha sbandato. Ma anche all’altro parapetto sembra essere toccato un destino analogo, perché non c’è più. La Storia investita, travolta dalla modernità.
Ma ancora peggio è messo il Ponte del Navazzone: sembra possa crollare da un momento all’altro. A lanciare l’allarme è l’ex assessore provinciale Carlo Grassi: «Da quattro anni, come cooperativa Bertani, organizziamo una marcia proprio per richiamare l’attenzione delle istituzioni sullo stato di grande incuria in cui si trova la struttura – spiega Grassi – ma andando qualche giorno prima a fare un sopralluogo ci siamo accorti che dall’anno scorso la situazione è di gran lunga peggiorata: il pannello di destro è franato così come quello di sinistra per una profondità di mezzo metro. Ma soprattutto l’arcata è spaccata in due e le due parti poggiano appena: potrebbe crollare tutto da un momento all’altro».
Grassi da anni ha preso a cuore le sorti della struttura: «Ai tempi della giunta Fontanili in Provincia organizzammo un convegno e un sopralluogo con i sindaci di Curtatone, Rodigo e Castellucchio. Tutti videro le condizioni, presero impegni poi rimasti solo sulla carta».
In passato sopra il ponte passavano le acque della Seriola Marchionale: «Dal Duemila il corso del canale fu deviato proprio perché ci si rese conto del fatto che la struttura non era più idonea a sorreggere alcun peso – spiega Grassi – peccato però che poi non è stato fatto nulla per cercare di salvarla». A chi competono i lavori? «Un tempo era di proprietà del consorzio di bonifica Alta e Media Pianura Mantovana, ora credo tocchi alla Regione». Qualcuno dovrà fare qualcosa.