Gazzetta di Mantova 9 novembre 2011

di Giancarlo Oliani

CURTATONE

La procura ha posto sotto sequestro l’intera azienda Capiluppi scavi di Buscoldo. Impianti, uffici e macchinari sono stati bloccati per permettere all’autorità giudiziaria di approfondire un’inchiesta che già vede i responsabili dell’impresa indagati per reati ambientali e più precisamente per lo stoccaggio e l’utilizzo di rifiuti pericolosi. Qualche settimana fa, infatti, i carabinieri del Noe e l’Asl hanno rinvenuto, all’interno dell’impianto di triturazione dell’azienda, consistenti tracce di amianto. Lo stesso amianto trovato nel terreno della lottizzazione Edera di Levata, posta sotto sequestro probatorio, e ora anche preventivo. La differenza è significativa. Il sequestro preventivo è infatti disposto dal giudice e può essere revocato solamente quando vengono ripristinate le normali condizioni di sicurezza. Fino a due giorni fa, sul problema della presenza d’amianto nel cantiere di Levata, era stato disposto un solo sequestro, quello della Procura. Ora invece, i sequestri sono tre: il primo, del giudice, si aggiunge a quello già disposto dalla Procura sulla lottizzazione Edera, l’altro, di fatto, blocca l’attività della Capiluppi scavi.

Il provvedimento è stato preso a seguito degli accertamenti effettuati dai carabinieri del Noe e dell’Asl all’interno della lottizzazione di Levata. Accertamenti che avevano evidenziato la presenza di una grande quantità di materiale nocivo. Dal controllo della documentazione, gli investigatori hanno scoperto che il materiale proveniva dalla ditta Capiluppi. Da qui le verifiche agli impianti di lavorazione.

Nel trituratore dell’azienda di via Strada Santa, i carabinieri del nucleo operativo ecologico e i tecnici dell’Asl hanno trovato tracce di amianto, dello stesso tipo rinvenuto nell’area di Levata interessata dai lavori. Per questo è scattato il provvedimento del giudice. Ora Verranno passati al setaccio tutti i documenti. Si tratta, infatti, di capire chi ha fornito il materiale inerte con presenza di amianto che la ditta mantovana avrebbe triturato e se queste consegne sono avvenute con l’avallo della Capiluppi.

Nuove ipotesi di reato si aggiungono dunque a quelle già contestate ad Alessandro Capiluppi, direttore tecnico e Danila Moreschi, amministratrice della stessa azienda. Non solo violazioni al testo unico della legge ambientale, ma anche la mancata informazione ai dipendenti sulla presenza di amianto e la violazione alle prescrizioni per la sicurezza e la salvaguardia della salute sul lavoro. Si potrebbe prefigurara anche il reato di omissione colposa .

L’indagine della magistratura continua e, nei prossimi giorni, potrebbe sfociare in nuovi e importanti sviluppi. Ricordiamo che gli amministratori della Capiluppi sono già finiti sott’inchiesta in aprile quando, a Valdaro, vennero sequestrate 27mila tonnellate di materiali inerti, pronti a essere utilizzati come sottofondo stradale, ma sospettati di nascondere veleni.

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