LEVATA – Il drammatico racconto della vittima della rapina di Via Canneti del febbraio 2014 “Torturato con il filo spinato” LEVATA (Curtatone) – Un racconto spaventoso e toccante quello che i coniugi Signorelli hanno fornito ieri davanti al Collegio del Tribunale di Mantova. Marito e moglie sono le vittime della rapina avvenuta il 7 febbraio 2014 all’interno della loro abitazione di via Canneti, a Levata. In aula, rinchiusi nella cella di sicurezza, anche i due imputati. «A volte quando mi sdraio mi gira la testa. Sul capo ho ancora i segni di quell’aggressione». A praticamente un anno di distanza Franco Signorelli (a tutti noto come Adriano), 69 anni, rimasto seriamente ferito dopo la brutale aggressione avvenuta nella sua abitazione di Levata, porta ancora i segni della rapina. Fatti per i quali, ad oggi, sono imputati il 24enne Ionut Marin e il 38enneNeculai Paduraru, entrambi romeni. Signorelli -ex titolare del bar Adriano di via Chiassi – ha risposto per circa mezz’ora alle domande di Pm, avvocati difensori e parti civili. «Chiedevano dove fossero l’oro e i contanti e mi hanno messo qualcosa di simile a un filo spinato sulla faccia per farmi confessare la combinazione della cassaforte -ha raccontato il 69enne – Con una cesoia rinvenuta in garage hanno anche minacciato di tagliarmi un dito se non avessi parlato». Con lui, in casa, quella notte c’era anche la moglie Vanna Golfrè Andreasi, 69enne, e la suocera Elsa, 89enne. «Attorno alle 3 – ha spiegato Vanna Golfrè Andreasi – sono scesa al pian terreno dove vive mia madre per darle una tachipirina, dato che in quei giorni aveva la febbre. Non appena ho aperto la porta della camera da letto sono stata bloccata, imbavagliata e presa a pugni». Stessa sorte che era poi toccata alla madre della donna, immobilizzata e scaraventata a terra dal letto sul quale stava dormendo dal «più alto della banda», come ha specificato la 69enne. «Quello che mi ha immobilizzata era piccolo di statura e dopo avermi legato ha pigiato un dito su una parte del mio collo, dicendomi di respirare normalmente. Poi, senza che me ne accorgessi, mi ha sfilato il Rolex dal polso». Un gruppo composto di quattro persone («Forse un quinto faceva da palo all’esterno», ha detto Signorelli), tutte incappucciate e probabilmente giovani. «Si vedevano solo gli occhi – ha spiegato l’Andreasi – e mi facevano paura». A deporre ieri anche i vicini di casa. Uno di loro proprio mentre si recava alla riunione del Comitato di quartiere, oggi parte civile – quella sera aveva incontrato tre giovani che chiedevano indicazioni su come raggiungere Cerese. Incontro sospetto anche per un dirimpettaio delle vittime, il quale ha asserito di aver visto due che confabulavano tra loro attorno alle 19 proprio in via Canneti. L’uomo, invitato dai giudici, ha anche osservato i due imputati in cella. L’altezza di Ionut, ha detto, potrebbe essere compatibile. (almo)